di R.J. Vecoli
Nacque a Valguarnera
Caropepe (Caltanissetta) [la provincia di Enna non era ancora stata
istituita, ndr] il 16 aprile 1892 da una famiglia benestante (il padre era
proprietario di una miniera di zolfo); si sa poco della sua giovinezza. Dopo
aver frequentato il liceo a Catania, dove diresse un foglio studentesco,
Girolamo Valenti si impiegò in un ufficio. Non c’è traccia della sua attività
politica precedente l’emigrazione negli USA, ma risulta tuttavia che fosse
profondamente impressionato dai moti sociali di quegli anni: la sua fede
socialista fu ispirata dai dirigenti dei Fasci siciliani G. De Felice Giuffrida, N. Barbato e B. Verro e dai socialisti C. Prampolini, C. Treves e
soprattutto dal “gigante della democrazia sociale” Filippo Turati.
Emigrato
per motivi sconosciuti negli Stati Uniti nel 1911, Valenti iniziò la carriera
giornalistica, che lo avrebbe assorbito per tutta la vita, pubblicando il
settimanale italiano La Domenica a
Rochester (New York), allineandosi rapidamente con l’ala socialdemocratica del
movimento italo-americano, la Federazione socialista italiana del Partito
socialista di America. Valenti divenne uno degli animatori della FSI, come
segretario nazionale, nei consigli nazionali e come direttore dei suoi organi
di stampa in numerose occasioni. Il talento di oratore, di scrittore e di organizzatore
ne fece uno dei più efficienti propagandisti socialisti fra gli emigrati
italiani. Nel 1917 successe a V. Buttis nella direzione della Parola proletaria (poi La Fiaccola, Avanti! e La
Parola del popolo), carica
che tenne con una sola interruzione fino al 1923; contemporaneamente
curò la pubblicazione del Minatore per
i socialisti italiani in Illinois, Indiana e Wisconsin e della Lotta per lo Stato di New York. In
quegli anni Valenti fu in contatto con compagni in Italia come G.M. Serrati, collaborando all’Avanti! e ad altri periodici. Fu anche
impegnato nelle iniziative di organizzazione del lavoro fra gli emigranti
italiani: durante sciopero dei lavoratori dell’industria dell’abbigliamento nel
1916 si adoperò come funzionario
della Amalgamated Clothing Workers of America; in altre occasioni collaborò
all’organizzazione del personale femminile dei settori dell’abbigliamento, dei
calzaturifici e dell’edilizia. Nel 1920-1921Valenti fu organizzatore della
Camera italiana del lavoro di New York e collaboratore del suo organo, Il Veltro Nel 1925 fu uno dei 23 italiani inclusi nell’American Labor
Who’s Who; grazie ai suoi viaggi
propagandistici per conto della FSI e dei sindacati, Valenti divenne una figura
molto conosciuta nelle Ltttle Italies dei bacini minerari e dei centri agricoli
d’America. Valenti fu ben presto naturalizzato americano e si impegnò nella propaganda elettorale per conto
di candidati socialisti e progressisti come Eugene V. Debs e Norman Thomas; le
sue inclinazioni riformiste si espressero nell’appoggio a F.D. Roosevelt negli
anni trenta e quaranta.
L’ascesa al potere di Mussolini dette a Valenti un nuovo
obiettivo, che lo impegnò per tutto il resto della vita: la lotta contro il
fascismo, che divenne la sua passione predominante. Fra gli antifascisti
italiani nessuno eguagliò Valenti per l’aggressività e la continuità della sua
campagna in America. Dal 1926 aveva ottenuto dal console generale italiano a
New York la gratifica di «uno dei più violenti e accaniti propagandisti
antifascisti». Valenti comunque si oppose anche duramente al partito comunista,
il cui carattere autoritario egli intese come contrario alla libertà umana:
scrivendo a P. Pietrobelli [Segretario di Serrati. Socialista attratto dal
neonato Partito comunista, ndr] nel 1922, Valenti attribuì la rovina del
PSI ai comunisti, che descriveva come «un
partito di visionari diffamatori ». Perciò quando nel 1926 i comunisti sembrarono
sul punto di ottenere il controllo della Anti-Fascist Alliance in North
America, Valenti guidò la secessione socialista dell’AFANA, che dette origine
alla Anti-Fascist Federation for the Freedom in Italy. Nel 1928 V. divenne il
capo redattore prima e il direttore poi del Nuovo
mondo, il quotidiano antifascista che ebbe l’appoggio dei sindacati
progressisti. Su questo giornale Valenti attaccò sistematicamente gli sforzi
di Mussolini di estendere la sua influenza sugli italiani negli USA,
denunciando il carattere di organizzazioni quali la Fascist League of North
America. Nonostante perquisizioni poliziesche, pressioni governative e
difficoltà finanziarie Il Nuovo mondo sopravvisse
finché non venne acquistato dagli amici di Generoso Pope, l’editore filofascista
del Progresso italo-americano, il bersaglio
favorito di Valenti. In ogni caso, Valenti e i suoi colleghi risposero fondando
nel 1932 La Stampa libera, che conservò una linea politica antifascista
senza compromessi: negli anni trenta Valenti ne fu il direttore tecnico,
l’amministratore e il responsabile.
Per
vent’anni Valenti fu in prima linea nei comitati antifascisti, nei raduni e
nelle dimostrazioni: fu ad esempio uno degli oratori alla riunione di massa di
20.000 persone a New York nel 1933, sotto gli auspici del Fronte unico
internazionale per la lotta contro il fascismo. Fu presidente del Joint
Committee for Italian Political Prisoners, che reclamò un’inchiesta sul
trattamento degli avversari politici da parte di Mussolini; fu anche presidente
dal 1936 al 1939 dell’Italian Anti-Fascist Committee, composto da progressisti,
socialisti e comunisti. Collaborò anche alla pubblicazione del Popolo «organo dei progressisti
italo-americani » (1937-1939), di cui era presidente il deputato filo-comunista
Vito Marcantonio: evidentemente in questo periodo del fronte popolare lo
scetticismo di Valenti verso il partito comunista fu in sottordine alle
preoccupazioni per la minaccia fascista.
La Stampa libera e poi La Parola, di cui Valenti fu ancora
direttore dal 1939 al 1946, furono i maggiori portavoce del movimento
antifascista italo-americano: Valenti aprì le loro colonne agli esiliati
politici italiani, da C. Sforza a Randolfo Pacciardi, a G. Salvemini e ad altri
ancora. Valenti stesso con lo pseudonimo di Right fu assiduo nello smascherare
le trame della propaganda fascista negli USA; con articoli sulla stampa
americana e con testimonianze di fronte al House Committee on Un-American Activities,
Valenti denunciò pubblicamente gli sforzi dei funzionari diplomatici italiani
di assumere il controllo delle masse italo-americane.
Nel
1938 di fronte al Dies Committee (HUAC), Girolamo Valenti descrisse la
diffusione capillare della propaganda fascista nella stampa, nella radio e
nelle «attività culturali»: le sue rivelazioni ebbero ampio risalto sulla
stampa americana con titoli di scatola come Fascist
Terrorism in US Revealed. Nonostante
le minacce e le pressioni, Valenti fu indomito e infaticabile; anzi col
deteriorarsi delle relazioni fra gli USA e l’Italia, incrementò gli attacchi il
17 dicembre 1940 il Look Magazine pubblicò
il suo articolo Italian Fascist
Propaganda in US, un numero speciale in inglese della Parola (24
maggio 1941) ebbe il titolo a caratteri cubitali Generoso Pope’s Fascist Record, in cui con fotografie eloquenti
Valenti documentò l’appoggio entusiastico, sia materiale che politico, di Pope
a Mussolini negli anni trenta.
La
dichiarazione di guerra dell’Italia agli Stati Uniti l’11 dicembre 1941,
naturalmente, cambiò radicalmente la situazione: simpatizzanti fascisti come
Pope proclamarono ora il loro appoggio totale alla guerra contro Mussolini e
cercarono di influenzare la politica americana verso l’Italia liberata.
Frattanto i comunisti, che conseguentemente al patto Molotov-Ribbentrop del 23
agosto 1939 avevano sostenuto il non intervento, divenuti immediatamente, dopo
l’invasione nazista dell’URSS (22 giugno 1941), fautori del fronte unito contro
il fascismo; Valenti si unì a quanti si opposero alla partecipazione sia degli
ex-fascisti che dei comunisti al movimento antifascista americano.
Nel
1942 la sedicente « vecchia guardia » formò la Italian American Ligue Against
Fascism affidandone la presidenza a Giovannitti, la segreteria a Valenti e
l’amministrazione a C. Tresca; Valenti sostenne la medesima posizione anche
negli scontri che tormentarono la Mazzini Society. Frattanto come direttore
della Parola perseguì una linea di «
antitotalitarismo, rosso o nero ». Nel corso della guerra Valenti fu consulente
della sezione italiana dell’Office of Strategie Service (OSS); Earl Brennan, capo del Secret Intelligence per l’Italia, elogiò in seguito Valenti
per il contributo fornito disinteressatamente in particolare nel reclutamento
degli agenti per le operazioni dell’OSS in Italia.
Con la
sconfitta del fascismo lotta che aveva assorbito le energie di Valenti per
vent’anni giunse al termine: nel 1946 iniziò una nuova professione come
programmatore alla radio ed in seguito come direttore dei programmi italiani
per le stazioni radio di New Haven, New Britain, New York e Filadelfia.
Commentatore per gli affari italiani, fece frequenti viaggi in Italia, in
particolare nelle scadenze elettorali, contemporaneamente collaborando alla
stampa italo-americana ed in particolare al Divagando
di New York. Girolamo Valenti comunque aspirava ad un impegno più attivo
nella vita politica; senza successo mirò ad un posto nel governo americano o
nei sindacati come esperto degli affari italiani. Come scrisse a Serafino
Romualdi nel 1951, sperava di rendersi «utile alla causa del rafforzamento
della democrazia e del nostro modello di vita contro la sempre crescente
minaccia dello stalinismo». Durante la guerra fredda Valenti prese una dura
posizione contro il comunismo italiano: scrivendo a P. Nenni nel 1944 lo mise in guardia che il PSI non
avrebbe dovuto permettere che la propria autonomia venisse sabotata dai legami
con un PCI dipendente dalla Russia. Valenti vedeva di buon occhio come miglior
sistema di difesa per la « rinascita della democrazia in Italia » la
costituzione di un’alleanza anti-comunista sia sul piano politico che sul
piano sindacale. Negli anni cinquanta plaudì al declino del « partito di Mosca
» e della « compagnia di viaggio del PSI di Pietro Nenni ». Come molti altri
della vecchia guardia antifascista, Valenti considerava la sua opposizione al
comunismo come la logica prosecuzione della battaglia antifascista. Il circolo
Matteotti da lui costituito si dedicò alla denuncia della propaganda fascista
e comunista fra gli italo-americani; rientrato negli USA nel 1957 con un fatale mal di cuore, Valenti dedicò gli ultimi mesi di vita
alla scrittura di un libello, in cui si attaccava Il Progresso italo-amercano come «cintura di trasmissione della
propaganda antisemita, antisindacale, antidemocratica e antiamericana ».
Pubblicata come An Open Letters to Its
Editor and Publisher Fortune R. Pope, il libello provocò il repentino
cambiamento della linea politica editoriale del giornale dal nero al bianco.
Fu l’ultima battaglia di Valenti: mori infatti il 20 febbraio 1958 a New York. (R.J. Vecoli)
Fonti e bibliografia: ACS,
CPC, ad nomen; Carte Valenti, Taminent Library, New York; Archivio Serrati, Ist. Gramsci, Roma; Carte Fred Celli, Immigration
History Research Center (IHRC), St. Paul, Minnesota; Carte Alberto Cupelli,
IHRC; Carte Angela Barbace, IHRC; J.P. Diggins, L’America, Mussolini e il fascismo,Bari 1972, ad indicem; V. Montana, Amarostico, Testimonianze euro-americane, Livorno, 1975; La Parola del popolo, v. IX,
aprile-maggio 1958, pp. 5-6; v. IX. dicembre
1958-gennaio 1959; v. XXVI, settembre-ottobre 1976; Divagando, 26 marzo1958; Giustizia, marzo1958; New York Times, 22
febbraio 1938; lettera fra R J Vecoli e Valenti e Sylvia Miller Valenti. Opere
di G.Valenti: Eugenio V. Debs, apostolo
del socialismo, Chicago, 1920; Profugo,
Chicago, s.d.; Fascism, Anti-Semitism
Rampant in Editorial Room of « Il Progresso
Italo-Americano », An Open Letter to its Editor and Publisher Fortune R. Pope, New
York, 1958.
Da Il
movimento operaio italiano. Dizionario biografico (1853-1943), Vol. V,
Editori Riuniti, Roma, 1978