«Si può unificare il territorio»
Commenti favorevoli alla legge sulla variazione della propria dipendenza territoriale

23-03-2003  Con propria deliberazione del 25 febbraio scorso, la Giunta di governo della Regione siciliana ha approvato il regolamento che consente alle popolazioni interessate di variare la propria dipendenza territoriale da un Comune a un altro, tramite consultazione referendaria.
A commentare la notizia è il presidente del Consiglio comunale di Valguarnera, Nino D'Alia, che sottolinea l'importanza di

Il presidente del Consiglio: Nino D'alia

questo strumento legislativo per la risoluzione dell'annoso problema dell'esiguità del territorio comunale.
Valguarnera, paese di recente costituzione rispetto ai comuni limitrofi, ebbe origine su privilegio di Carlo V nel 1549 che autorizzava la sua edificazione nel feudo di Caropepe appartenente alla contea di Assoro. Detto feudo, al tempo ricompreso all'interno di un territorio più vasto, risulta di limitata estensione, ed è oggi del tutto insufficiente alle accresciute esigenze della popolazione che si è vista costretta a costruire, sia le residenze stagionali che quelle residenziali, nei territori dei Comuni viciniori. Quindi i valguarneresi, pur abitando a pochissimi chilometri dal centro urbano (in molti casi poche centinaia di metri), si ritrovano in territorio di Assoro, di Enna o di Piazza Armerina. La cosa ha generato nel tempo non pochi problemi perché questi Comuni non hanno mai avuto la possibilità e l'interesse per fornire i servizi in zone del loro territorio così distanti dai loro centri abitati, con il risultato che i valguarneresi hanno dovuto arrangiarsi. Niente raccolta dei rifiuti, niente fognature, illuminazione, etc.».
Più volte, in passato, le istituzioni locali hanno tentato di affrontare il problema. In ultimo, lo scorso Consiglio comunale, che non riuscì ad acquisire la parte del territorio di Assoro, dopo avere votato favorevolmente, perché mancava analogo provvedimento del Consiglio assorino.
«Mancavano gli strumenti legislativi necessari - continua D'Alia - e ora che ci sono bisognerà che la classe politica locale li utilizzi al meglio, superando logiche di appartenenza e di primogenitura. I partiti dovranno lavorare assieme per elaborare la strategia più idonea per ottenere l'autorizzazione all'espletamento della consultazione referendaria. Sì, perché la procedura di emanazione del decreto che autorizza il referendum non è né facile né immediata. L'iniziativa compete ad almeno un terzo degli elettori residenti nei territori da trasferire. Inoltre, necessita del progetto di variazione territoriale, composto dalla relazione tecnica-illustrativa; dal quadro di unione dei fogli di mappa; dalla cartografia dell'istituto geografico militare; dall'indicazione, sulle mappe catastali, dei nuovi confini; dall'elenco delle particelle catastali. Il progetto viene esaminato dal dirigente generale del dipartimento degli enti locali che cura il procedimento istruttorio finalizzato all'emanazione del decreto di autorizzazione della consultazione referendaria da parte dell'assessore regionale per gli Enti locali. Le spese relative all'indizione e all'organizzazione della consultazione referendaria gravano sul comune che l'ha indetta.
Salvatore Di Vita