Diagnosi e terapia
sbagliate per Micaela.
4 medici imputati per
la morte della bimba
Bastava sospendere la somministrazione di Cemirit, la comune aspirina, ed iniziare un’adeguata terapia e forse la piccola Micaela Ilardi si sarebbe salvata.
Lo
dice il risultato della perizia di uno staff medico – legale ordinata dal
tribunale di Enna nel processo contro quattro medici dell’ospedale Umberto I
di Enna per omicidio colposo. Si tratta di Edoardo Puleo, Emma Severino,
Salvatore Margani e Maria Calvino.
Micaela, il 10 giugno 1996, durante una recita scolastica, accusa un malore consistente in “movimenti strani” . Viene ricoverata all’Ospedale di Enna dove le viene diagnosticata una malattia del sistema nervoso e le somministrano del cortisone. Quando viene dimessa le viene prescritta una cura a base di due dosi e mezzo di aspirina al giorno. Micaela, durante questa cura a casa, non migliora e si sottopone nuovamente ad una visita, dove i sanitari riducono le dosi di aspirina e la rimandano a casa. Dopo qualche giorno peggiora ulteriormente manifestando vomito e stanchezza esagerata (non poteva neanche camminare).
Le allucinazioni, diceva di vedere gli scarafaggi sul tetto, fanno scattare l’allarme e viene portata nuovamente all’ospedale di Enna e successivamente trasferita in una clinica privata di Palermo, dove morira’ il 19 Luglio 1996.
Dopo tante battaglie del padre Filippo e della madre Antonina Cascio (Il padre si e’ pure incatenato per protesta davanti il tribunale di Enna) e dopo tutti questi rinvii del processo (sette udienze e sette rinvii, ed un processo iniziato il 26 settembre 2000) e’ arrivata la perizia dello staff del tribunale che accerta che l’aspirina accompagnata da altri medicinali o somministrata in dosi errate puo’ provocare la “sindrome di Reye”, una complicanza dell’influenza di tipo B che e’ stata letale per Michaela.
I valori registrati dai controlli ambulatoriali del 28 giugno 2001, dice la perizia, imponevano di sospendere immediatamente la somministrazione di aspirina, la presenza di vomito e l’aumento di alcuni valori della piccola dovevano far sospettare la “sindrome di Reye”.
La terapia a base di aspirina e’ relativamente sicura anche nei bambini piccoli purche’ i genitori siano informati e preparati a riconoscere i segni dell’intossicazione. La perizia dice che dalle cartelle cliniche non vi e’ traccia di avvertimento e preparazione dei genitori sulle conseguenze della somministrazione dell’aspirina.
La possibilita’ di salvezza della piccola Micaela c’era, e lo dice adesso anche la perizia.
Bastava che alla presenza del vomito la somministrazione dell’aspirina venisse sospesa e la piccola Micaela venisse ricoverata per essere sottoposta a terapia adeguata e tenuta sotto controllo.
La perizia sara’ discussa in tribunale il 29 giugno 2001.
S.G.