Valguarnera commemora Mariano Lamartina
Si
è spento recentemente a Palermo il prof. Mariano Lamartina, stimato
intellettuale che ha amato Valguarnera e le ha fatto onore. La commemorazione
ufficiale avrà luogo presso la sala consiliare del Municipio il 6 aprile
prossimo. Valguarnera.com, unendosi al dolore di chi gli ha voluto bene, ha
chiesto alla figlia Toniella ed al nipote Carmelo di ricordarlo ai visitatori
del sito.
Ricordo di Mariano Lamartina
“Il 9 gennaio 2002 ha
chiuso con il mondo,
ma non col suo mondo che ha ritrovato dove ora vive
la sua eternità spirituale”
Giuseppe
Cottone
Mariano Lamartina rimarrà nel cuore di molti come
ultimo interlocutore dell’anima, come cantore francescano dei sentimenti.
Nato nel 1918 a Mazara del Vallo, dove il padre, Alfonso, prestava
temporaneamente servizio in qualità di
Maresciallo di Pubblica
Sicurezza, trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Palermo dove si forma
culturalmente al Liceo Classico “Garibaldi” sotto la vigile tutela di Padre
Berritella, insegnante-sacerdote valguarnerese. In quell’epoca trascorre tutte
le estati a Valguarnera, dove trovava le sue radici e gli affetti della
famiglia d’origine. Con i cugini Lamartina, Vitale, Camerini, Scarlata e
Perticone trascorre i momenti più poetici e sentimentalmente intensi della sua
gioventù, consolida in particolare un forte sodalizio intellettuale con i
cugini Michelino e Gino, Mariannina e Rachele.
Alla Montagna,
dove villeggia con la famiglia, trascorre una vita semplice ma affettivamente
intensa, gli echi delle armonie dei
canti e dei cori lo accompagneranno per sempre.
Ultimati gli studi liceali, si iscrive alla facoltà di
Lettere dell’Università di Palermo, partecipa come ufficiale alla seconda
guerra mondiale, militando in Campania, a Salerno, dove, fra un bombardamento e
l’altro, trova il tempo di ultimare la tesi di laurea.
Finita la guerra, appena laureato, si stabilisce a
Marsala, dove il padre aveva fissato dimora, e a Trapani inizia la sua attività
di docente con le prime supplenze.
Marsala, dopo Valguarnera, diventa la sua seconda
patria e lì egli contribuisce alla ricostruzione materiale e morale dalle
macerie del dopoguerra; con l’entusiasmo e il vigore di un venticinquenne è
attratto dalla politica attiva nella quale profonde per qualche anno le sue
energie, nel fresco clima sociale e politico del Paese.
Nel 1954, già sposato e con prole, vinto il concorso a
cattedra per l’insegnamento nei licei, si trasferisce con la sua famiglia a
Palermo dove insegna ininterrottamente al Liceo Scientifico “Stanislao
Cannizzaro” fino al 1983.
A Palermo, la sua umanità si esprime soprattutto in
una cultura sempre più vasta e approfondita, nell’uomo di Scuola, nel pater
familias e nel cittadino.
Come uomo di Scuola, al “Cannizzaro”, vive con gioia e
passione, per trent’anni, l’essere docente e vi assume un ruolo da protagonista
in qualità di vicepreside, soprattutto durante la “contestazione” del ’68. In
tale occasione, infatti, con grande equilibrio e autorevolezza si confronta a
viso aperto con gli studenti, riuscendo a stabilire e a mantenere con loro un
rapporto dialettico efficace e significativo, rivelando inoltre apprezzate
capacità di mediazione tra le componenti del conflitto generazionale.
Diventa grande amico dei ragazzi e il rapporto affettivo
con molti di loro dura, ininterrottamente, per la vita.
In una sua espressione poetica, scrive che la scuola è
una fioriera in cui il docente deve, con cura e amore, far crescere ogni fiore
nella sua diversità e il docente stesso non può e non deve essere una foglia secca, ma sempre verde e viva.
Come “pater familias” è un punto di riferimento forte
non solo per i figli, ma anche per tutti i giovani e i meno giovani capaci di
interagire con la sua stessa sensibilità e con il suo stesso amore per la vita.
Egli diventa di fatto il patriarca di una folta schiera di parenti ed amici.
A Palermo maturano le sue vocazioni creative e
critiche. Produce numerose poesie in dialetto siciliano e in lingua italiana,
diventa critico letterario e, su suggerimento iniziale del suo preside e amico
Giuseppe Cottone, dedica gran parte
della sua produzione a Francesco Lanza.
Nel 1970 con il saggio critico “Realtà e mito
nell’opera di Francesco Lanza” vince il Primo Premio letterario istituito dal
Comune di Valguarnera per commemorare il suo Figlio letterato più illustre; da
allora, la produzione di scritti su Lanza di Mariano Lamartina si moltiplica e
lo stesso ne divulga la conoscenza partecipando a convegni, seminari,
presentazioni a Palermo, a Valguarnera e nella provincia di Trapani. Tale
attività gli offre l’occasione di rinvigorire il rapporto con Valguarnera, e
dal ’70 sono sempre più frequenti i suoi ritorni in paese in viaggi nella
memoria che intraprende sempre con gioia.
Poeta sensibile e delicato, raccontò la sua terra, gli
uomini, la vita e i valori che professò, insegnò e cantò sino alla fine. Ci
mancheranno la sua poeticità, la sua straordinaria lucidità intellettuale, il
suo magistero.
Proponiamo un suo speciale testamento spirituale, con
una poesia scritta nel 1987, “ la minzogna”, che, alla luce dei recenti fatti
internazionali, risulta di estrema attualità.
LA MINZOGNA
Lassatimillu diri
senza scantu
Ca la minzogna è sali
di la vita;
quanta spiranza,
quantu suli e incantu
ti offri ‘na minzogna
sapurita!
Quantu n’haiu ‘ntisu e quantu n’haiu
cuntatu
Pri fari cchiù giuiusu
lu campari:
la verità ti duna un
sulu latu,
ti leva l’ali e nun ti
fa vulari.
Cuntatimi ca ‘nfini li frunteri
Nun servunu pri
spàrtiri li terri,
cuntatimi ca ‘nfini li
banneri
nun fannu ancora santi
tanti guerri!
Cuntatimi ca niuri cu bianchi
Cu li gialli su’ la
stissa peddi,
tutti òmini sazi e
tutti stanchi
d’arragiunari a corpa
di cuteddi!
E’ tempu di Natali, e criu a tuttu;
fici già lu prissepiu
e nna la grutta
lu Bammineddu dormi
nna l’asciuttu
sutta la stidda
ch’ogni mali ammutta.
E li pastura? Nun su’ chiddi antichi,
ma fimmini cu masculi
moderni,
vecchi varvuti e
omminicchi nichi,
chiddi chi fannu e
sfanno li cuverni.
Tutti dicinu basta a lu piccatu,
tutti portanu paci e
cunfissioni:
torna a la casa ogni
sequestratu,
latri e latruna
addiventanu boni.
La pùrviri chi ammazza li drogati
È tutta un gran falò
‘mmenzu a lu scuru;
lu riccu un voli cchiù
disoccupati
e lu politicanti è
quasi nuru.
Mi fermu: è na minzogna puru chista,
ma bedda, allegra-cori
senza mali,
anchi si si prisentanu
a la vista
friddu cu fami, dopu
‘stu Natali.
Ma crìdiri iu vogghiu ca tra pocu,
tutti felici e uguali
nna ‘sta terra,
nni quariammu attornu
a un sulu focu,
nni saziamu senza fari
guerra.
Lassatimìlla sana ‘sta minzogna
Pri medicina a la
malinconia;
ma poi, pinsati, è
forsi ‘na vriogna
marciari stritti pri
la stessa via?
Toniella Lamartina e
Carmelo Arena
Il Lunario, Casa
Editrice, con il patrocinio del Comune di
Valguarnera sta organizzando una commemorazione dell’illustre scomparso che si terrà nella
Sala Consigliare nel pomeriggio del 6 aprile 2002.