Grave crisi per un'azienda
che produce abiti per uomo e fa capo al gruppo Arena
L'Isca chiude, 83 operai a spasso
«Una concorrenza spietata non ci
consente più di stare sul mercato»
Ancora brutte notizie per il mondo
del lavoro ennese e in particolare per quello valguarnerese, legato al mondo
tessile.
L'Isca confezioni, un opificio che produce abiti per uomo e che dà lavoro a 83
dipendenti, ha deciso di chiudere i battenti. A comunicare la notizia, che già
in via ufficiosa circolava da tempo, sono gli stessi operai dell'azienda per cui
si prospetta una Pasqua di «Passione».
L'azienda, che fa capo al gruppo «Arena» dell'imprenditore Gioacchino Arena,
ex presidente del consorzio Asi della Valle del Dittaino
e proprietario di una catena di supermercati sparsi in vari centri dell'isola, a
quanto pare, ha deciso di chiudere lo stabilimento valguarnerese e in un
comunicato inviato alle organizzazioni sindacali, all'Associazione degli
industriali e all'Ufficio provinciale del lavoro, lo stesso Arena dice: «Siamo
spiacenti di dover comunicare che il negativo andamento aziendale ci costringe
ad avviare la procedura di mobilità di tutti gli 83 dipendenti. La nostra
attività produttiva, oltre a esplicarsi in un settore di mercato sempre meno
vitale e soggetto a una notevolissima concorrenza, non consente all'azienda di
stare sul mercato.
«In particolare la produzione destinata alla vendita è in forte diminuzione;
le rimanenze dei prodotti finali sono aumentate; l'utilizzo dei portafogli
bancari è sensibilmente aumentato; i crediti verso i clienti sono diminuiti a
fronte di un progressivo aumento dei debiti verso i fornitori. Per i motivi
sopra esposti, non appaiono possibili misure idonee a porre rimedio alla
situazione di eccedenza, alternative alla cessazione dell'attività». Fin qui
il comunicato dell'Isca, azienda che secondo voci non confermate ufficialmente,
potrebbe trasferire il proprio sito produttivo in Tunisia, l'altra sponda del
Mediterraneo, lì dove i costi di produzione sono notevolmente più bassi. Così
a poche ore di distanza dalla notizia che nella Valle del Dittaino sta per
chiudere la «Elman», che così facendo toglierà 20 posti di lavoro al
territorio ennese, giunge quest'altra drammatica novità per i livelli
occupazionali della provincia di Enna. Già in passato l'Isca aveva usufruito di
diversi periodi di Cassa integrazione ordinaria e in varie sedi ufficiali,
l'azienda aveva annunciato l'intenzione di chiudere lo stabilimento
valguarnerese, a causa degli alti costi di produzione che non gli consentivano
di essere competitiva nell'impetuoso mare del mercato globale.
L'Isca Confezioni è anche una delle cinque aziende valguarneresi appartenenti
al consorzio «Tessitalia», di cui ormai non si sente parlare più da tempo. Il
progetto del consorzio tessile era stato «battezzato» dal Comune di
Valguarnera, il cui scopo era quello di aiutare gli opifici tessili locali,
sembra anch'esso essere naufragato, e ora per il mondo del lavoro locale si
prospetta l'ennesima perdita occupazionale.
Negli ultimi due anni, infatti, a causa della chiusura di altre due industrie
tessili, «Dalcos» e «Maestri Siciliani», a Valguarnera sono andati in fumo
circa 100 posti di lavoro. Adesso, con la chiusura dell'Isca Confezioni, i posti
di lavoro persi potrebbero salire a 183. E su questo autentico cataclisma
occupazionale, il famigerato articolo 18 dello statuto dei lavoratori non
c'entra affatto.
I circa 8.600 residenti a Valguarnera, risultanti dall'ultimo censimento, che già
evidenziava un trend negativo, sono quindi destinati a diminuire ulteriormente,
visto che da qualche anno il flusso migratorio di giovani e meno giovani che
partono alla ricerca di un posto di lavoro, è ripreso con preoccupante intensità.
Come era logico attendersi, la
notizia della chiusura dell'azienda di abbigliamento Isca Confezioni e la
conseguente richiesta di mobilità degli 83 dipendenti dell'opificio tessile, ha
scatenato diverse reazioni nel mondo politico e sindacale.
Più di tutte, hanno pesato le parole del segretario provinciale della Cgil,
Sigrfrido Fadda che senza usare mezzi termini, si è scagliato contro i
rappresentanti politici della provincia di Enna, dicendo: «Mi chiedo dove siano
i nostri politici regionali e nazionali. Mentre Enna e la sua provincia
continuano a morire, si continua a dire che la provincia è in ripresa ma la
verità e che qui si torna indietro».
A Valguarnera, mentre il resto del mondo politico e istituzionale, in maniera
inspiegabile, tace, forse rassegnato all'ennesima perdita di posti lavoro, i
lavoratori dell'Isca hanno ricevuto la solidarietà della Federazione di Centro,
formata da: Ccd, Cdu, De e Nuovo Psi.
I rappresentanti delle quattro forze politiche hanno emanato un comunicato
stampa che recita: «Esprimiamo piena e convinta solidarietà nei confronti
degli 83 operai dell'Isca, per i quali si prospetta lo spettro della
disoccupazione. Auspichiamo che le forze imprenditoriali locali possano avviare,
in stretta collaborazione con i sindacati, una seria ed attenta analisi della
situazione creatasi negli ultimi anni nel mondo del lavoro valguarnerese, con
particolare attenzione al comparto tessile che ha rappresentato per il nostro
paese una fonte di sostegno economico vitale».
La Federazione di Centro, poi, rivolge un appello alle forze istituzionali: «Invitiamo
l'amministrazione ed il Consiglio comunale a mobilitarsi al fine di avviare
tutte le iniziative utili a scongiurare un ulteriore grave colpo all'economia di
Valguarnera. Rivolgiamo un appello a tutti i rappresentanti politici della
provincia di Enna, affinché si attivino a tutti livelli per manifestare con
iniziative concrete tutta la necessaria solidarietà che il caso richiede».
Il comunicato stampa si conclude dicendo: «Siamo vicini ai lavoratori dell'Isca
Confezioni, ai quali siamo pronti ad affiancarci nelle iniziative che riterranno
opportuno intraprendere».
Il caso«Isca», verrà attenzionato subito dopo le festività pasquali che per
gli 83 operai dell'azienda si annunciano amare. L'appuntamento è per il
prossimo 3 aprile quando ad Enna si incontreranno i rappresentanti dell'azienda
con quelli dei lavoratori».
Arcangelo Santamaria