Amara sorpresa per un'operaia dell'industria Abival
Si iscrive alla Cgil: licenziata
L'azienda: «Provvedimento immotivato» e annuncia ricorso
Il titolare: «Faremo di tutto per riassumerla entro gennaio»

 

Si iscrive al sindacato e l'azienda la licenzia in tronco. E' accaduto a Valguarnera, dove una donna di 24 anni, Franca Spitaleri, operaia dell'industria di confezioni per uomo Abival del gruppo Giudice (un centinaio di dipendenti in tutto), si è vista recapitare la lettera di interruzione immediata del rapporto di lavoro «per soppressione della mansione» a neanche 24 ore dall'iscrizione alla Cgil.
Un'amara sorpresa per l'operaia che in fabbrica, dicono al sindacato, svolgeva da sei anni funzioni «jolly» e alla quale di recente, come lei stessa rende noto, era stata peraltro ventilata una possibile promozione a caporeparto. «Un provvedimento quindi non motivato - denuncia la Cgil annunciando il ricorso al giudice per comportamento antisindacale - in violazione delle leggi e frutto di pura ritorsione. Reso ancora più incredibile - sottolinea il segretario della Camera del lavoro, Fadda - dal fatto che l'azienda in questione fa uso di aiuti pubblici, sotto forma di sgravi fiscali e contributivi».
Il gruppo Giudice è di proprietà di un imprenditore locale, Salvatore Scribano, che, racconta il segretario Cgil di Valguarnera, Di Blasi, non ha mai fatto mistero della sua avversione nei confronti del sindacato: «Ma qui - rileva - siamo in presenza di vere e proprie violazioni delle leggi. L'imprenditore deve ritirare subito il licenziamento». La Cgil denuncia peraltro un «modo arrogante e diffuso nella provincia di fare impresa attingendo a fondi pubblici ma senza rispettare le regole». Il gruppo Giudice, rende noto il sindacato, si è ristrutturato grazie ai fondi della legge 488 e ha fatto grande uso degli sgravi fiscali e contributivi per le nuove assunzioni e, a quanto pare, col meccanismo del licenziamento e successiva riassunzione degli stessi lavoratori. Un sistema che la stessa Franca Spitaleri, dicono alla Camera del lavoro, avrebbe subito per ben tre volte, prima di essere assunta definitivamente per poi essere licenziata solo perché aveva preso la tessera della Cgil.
Sulla vicenda dell'operaia di Enna è intervenuto anche il segretario generale dell Cgil siciliana, Amoretti: «E pensare - sottolinea - che c'è chi dice che ci sono troppi diritti e che il sindacato è troppo potente. Occorre fare chiarezza - aggiunge - su un fatto: lo Stato non può dare soldi a chi non rispetta le leggi e i diritti dei lavoratori».
Ed ecco cosa dice in proposito il proprietario della Giudice, Scribano: «La Giudice in questa storia non c'entra niente, poiché la protagonista di questa vicenda è una dipendente dell'Abival, azienda a cui affidiamo le nostre commesse. Sono amareggiato per quanto sta succedendo, è tutta una montatura. Il licenziamento della dipendente non è assolutamente da attribuire alla sua iscrizione al sindacato. Al momento è in corso una ristrutturazione aziendale che ha previsto la soppressione del ruolo in cui la dipendente era impiegata. Proprio questa mattina ho incontrato la ragazza, a cui è stato promesso che avremmo fatto di tutto per riassumerla entro gennaio».
A. S.