PARLIAMO DI....
"Natura e Sport"
GRUPPO SPOSRTIVO “FRANCESCO MOSER”
Valguarnera via Garibaldi n° 132
piano
battaglia in bicicletta
18
settembre 2005
Lo
sapevate che il Gruppo Sportivo Francesco Moser di Valguarnera, in questi ultimi
anni, nella prima decade del mese di settembre, ha organizzato una
manifestazione ciclistica nel tratto Valguarnera (EN) - Piano Battaglia (PA)?
Il
percorso è bellissimo, tutto interno.
Lasciando
i Monti Erei si costeggiano i Monti Nebrodi per poi addentrarsi sulle Montagne
delle Madonnie.
Pertanto
anche quest’anno, come di consuetudine, per non perdere l’abitudine, il 18
settembre scorso è stata indetta una manifestazione in bicicletta denominata
“Natura e Sport” con partenza da Valguarnera per raggiungere la meta di
Piano Battaglia.
La
domenica 18 settembre 2005, alle 07.00 del mattino la giornata si presentava con
il cielo in parte nuvoloso. Speriamo tutti che almeno non piova, permettendoci
di svolgere la nostra manifestazione tranquillamente.
Quindi
tutti i partecipanti a cavallo delle proprie biciclette da corsa, partono in
direzione di Piano Battaglia, scortati naturalmente da quattro autovetture di
sostegno, di cui una adibita ad auto -scopa, da me guidata.
Le
altre invece guidate da Pippo, Gino ed Attilio accompagnato da suo figlio
Giuseppe.
Gli
atleti tutti di Valguarnera, dopo una breve colazione, montano sulle proprie
biciclette incamminandosi in direzione di Enna Bassa, per poi dirigersi su
Calascibetta dove dopo una brevissima sosta per riunire il gruppo, ripartono
verso Alimema percorrendo la Statale 121 che nel primo tratto, appena usciti da
Calascibetta scende per 14 km, sino a raggiungere il ponte sul fiume Salso, che
tutto ha, tranne le sembianze di un fiume.
Non
scorre nemmeno un filo d’acqua.
Però,
almeno sulle sue sponde, crescono vigorosi cespugli di fichi che di prima
mattina si assaporano volentieri.
Da
qui in poi, rimpiangerai questo tratto sino a raggiungere il Comune di Alimena,
dove trovi nient’altro che salite di cui l’ultima pezzo di almeno 10 km, la
pendenza raggiunge in alcuni punti il 10 – 11%.
Ecco,
è qui a 3 km del Comune di Alimena che mi attesto con l’auto – scopa, in
attesa dell’arrivo dei miei amici ciclisti.
Mi
accompagna Francesco, un ragazzino di appena 6 anni tutto pepe, che ho dovuto “raccogliere”
durante il tratto in discesa, poco prima menzionato, piuttosto pericoloso per
lui.
Anche
perché troppo piccolo per poter competere e stare al passo con gli altri
ciclisti, tutti “senior” con
maggiore esperienza ed allenamento.
Guardo
il cielo che nel frattempo si è in parte schiarito e mi riassicura della buona
riuscita della giornata.
Indirizzo
lo sguardo al paesaggio montagnoso poco coltivato ed arido, nello stesso tempo
affascinante.
Le
cime delle montagne sono alte da queste parti e si stagliano nitide nel cielo.
In
lontananza sulla mia sinistra vedo dei giganti
che ruotano le braccia.
Non
mi era capitato di incontrare giganti con tre braccia.
Poi
li osservo attentamente con il mio binocolo e mi tranquillizzo.
In
realtà i giganti non sono giganti, ma una colonia di tralicci con tre pale
sulla testa.
Quelli
che forniscono energia pulita e tutti chiamano stazioni eoliche.
Io,
li chiamerei imbatto con l’ambiente.
Entrambi
stiamo li ad attendere, gustando mandorle raccolte sulle piante lungo la strada.
Il
nostro intendo è quello di rifornire di acqua gli atleti al loro passaggio, o
di dare loro sostegno fisico nel caso di cedimento delle loro forze.
Stimo
che ci vorrà tre quarti d’ora prima dell’arrivo dei fuggitivi, invece rimango perplesso non appena scorgo spuntare dalla
vicina curva Totò detto il belga, seguito da Alfonso e poi da Carmelo ed Enzo,
a sua volta quasi raggiunto da Ciccio, Luciano “detto lo svizzero” e Antonino.
Ma
quello che mi fa rimanere ancora di più perplesso, è quando vedo subito dopo
sbucare all’improvviso Bartolo e Gianni: i due che non masticano tanto
facilmente le salite e che pensavo si trovassero a pedalare
ancora nella valle.
In
particolar modo pensavo a Gianni.
Egli,
invece lo trovi a suo agio, quando brandisce in mano una forbice, un pennello o
meglio un rasoio.
La
sua professione infatti è quella del “barbiere”.
Orbene
esco dalla mia salamoia, mi riprendo e li incito tutti a stringere i denti,
informandoli che a 3 km più avanti ci fermeremo per un’altra breve sosta per
recuperare energia e fiato, mentre il piccolo Francesco si fa prendere dalla
frenesia di volere rimontare in bicicletta.
Idea
poco sensata, in vista di una nuova salita a lui poco adatta, tenuto conto della
tenera età.
Perciò
lo convinco a stare paziente in macchina in attesa di un percorso più adatto a
lui.
Si
riparte quasi subito da Alimena, il tempo di rifornire le borracce di acqua, di
controllare lo stato dei copertoni, e dei freni e via verso Petralia Sottana e
Soprana che raggiungiamo dopo una buona fatica da parte dei nostri amici
ciclisti.
Ci
fermiamo un attimo giusto per controllare se tutti sono presenti.
Da
qui in poi per raggiungere la meta di Piano Battaglia non ci saranno più
intervalli di soste; né ci sarà più la possibilità di recuperare energie,
sperando di trovare una discesa o un pianoro. La strada è tutta in salita sino
al traguardo.
Se
non dovessi più farcela, se le gambe non girano, se ti manca il fiato, o vedi
che sta per annebbiarsi la vista, l’unica soluzione è quella di essere
recuperato dall’auto – scopa.
A
volte capita che qualcuno di nascosto, si aggrappa ad un’auto facendosi
trainare, ma è un’idea da scartare, perché ti attende in agguato Pippo detto
“Bevilacqua”,
travestito da “Corto Maltese”
(personaggio dei fumetti) armato di macchina fotografica che non perde un colpo
ad ogni clic, immortalando il malcapitato.
E’
in questo tratto che vieni raggiunto da mille pensieri, sino al punto di dire “ma
chi me la fatto fare”.
Ma
subito scarti questa idea raggiunto da un amor proprio che è quello della
soddisfazione che ti avvolge dopo ogni fatica superata.
Alzi
il capo e cerchi il traguardo.
Non
lo vedi perché nascosto dietro ogni curva o cocuzzolo. Intorno a te vedi a
malapena gli altri amici ciclisti e le autovetture di sostegno.
Vedi
pure l’auto – scopa. Vorresti scendere dalla bicicletta e montarci sopra, ma
subito scarti l’idea, oramai sei quasi alla meta, ne vale la pena sostenere
l’ultima fatica.
All’improvviso
ti ritrovi sul traguardo, anche se virtuale, di Piano Battaglia e ogni
burrascoso pensiero ti abbandona perché soprafatto dalla soddisfazione del tuo
scopo raggiunto.
A
mezzogiorno e dieci, il cielo è sereno, il sole si fa sentire sebbene a 1600
metri di altitudine, l’aria è fresca.
Mi
ritrovo anch’io, prima degli amici ciclisti, sul traguardo e vedo sfilare ad
uno ad uno i nostri ragazzi.
Ragazzi
per modo di dire, il più giovane ha i baffi grigi e conta più di 45 anni
suonati.
Ne
conto 9, poi 10, 11, 12 fino a raggiungere il numero 34.
Ciò
mi stupisce perché noi avevamo solo 10 ciclisti.
E’
solo un attimo, poi mi riprendo dalla sorpresa.
Gli
altri ciclisti sono altri amici. Amici di Piazza Armerina, che hanno avuto la
nostra stessa idea.
Loro
più numerosi di noi, ci incontriamo, ci riconosciamo, ci salutiamo, ci
congratuliamo da ambo le parti, per le fatiche superate.
E’
giunto il momento di smontare le biciclette, di togliersi alla meglio il sudore
di dosso con una improvvisata doccia, di montare tutti sulle macchine e
raggiungere il ristorante a Petralia Sottana.
Non
è molto bello, è formato da una grande sala. Poco importa, siamo tutti
affamati e pensiamo solo alla sostanza.
Il
menù è gradevole, una portata di antipasto casereccio, un primo piatto succulento
di penne alla norma, abbondantemente spolverate con ricotta salata;
un secondo piatto formato da porchetta al forno e salciccia ai ferri; infine
frutta di stagione.
Il
tutto innaffiato da un delizioso Nero d’Avola.
Dopo
questa fatica, viene difficile a tutti ciclisti e non ciclisti, a riprendere il
cammino per il rientro in paese.
La
pancia piena non ti permette di muoverti con facilità.
Saltiamo
tutti sulle macchine e via per il rientro, facendo attenzione a tenere
un’andatura moderata che ci consente di viaggiare con comodità.
La
strada è quasi tutta in discesa e ciò comporta stupore ai nostri amici
ciclisti che con gran meraviglia, girando lo sguardo indietro, borbottano fra se
e se: “come diavolo ho fatto a scalare
queste montagne”?
Alziamo
lo sguardo al cielo e notiamo che alcune nuvole scure ci inseguono.
Preghiamo
Dio che ci faccia raggiungere le nostre case in Santa Pace.
Almeno
per questa volta, il buon Dio ci ascolta e alle 18.00, raggiungiamo senza
difficoltà Valguarnera.
Pietro La Delfa