Parliamo di ...

IL CASTELLO DI GRESTI

RISERVATO AGLI SPORTIVI

 Piantina 2, il primo piano

Visto che la rampa d’accesso ai piani superiori (rampa forse La finestra con i sedilicollegata ad un ponte levatoio) non esiste più, solo i più sportivi, muniti delle precauzioni del caso, potranno proseguire la visita. Al primo piano, districandoci tra i detriti, troveremo un vano (locale A della piantina 2) che doveva svolgere la funzione di ingresso e da cui si accede sia alla scala C che conduceva al piano superiore e sia all’ambiente B, una stanza piuttosto curata e munita di una finestra con i due sedili tipici dell’architettura medievale.

Da qui la bella figlia del castellano, tessendo la sua tela, levava ansiosa lo sguardo per scorgere nello sconfinato orizzonte l’apparire di un cavallo con in groppa il principe azzurro dei suoi sogni. Seduta sul sedile di fronte, la madre, se malmaritata, intonava invece antiche canzoni di lamento e di speranza per l’arrivo di un cavaliere liberatore. Noi, più prosaicamente, ci limiteremo a contemplare dalla finestra e dall’altra apertura della stanza “gli infiniti spazi”, come li chiama Consolo, che la nostra terra sa riservarci.

Piantina 3, il secondo piano

 

 

 

Attraverso la scala intagliata nella roccia che, come dimostrano gli "gli infiniti spazi"incassi per i travetti lignei, doveva essere in parte sormontata da un ballatoio, dopo due r"gli infiniti spazi"ampe ci troveremo in un corridoio (ambiente E della piantina 3) che abbraccia l’intera larghezza dell’edificio e quindi anche dello sperone roccioso a quella quota.

 

Nell’estremità occidentale si trovano i resti di una finestra che si affacciava sullo strapiombo sottostante, mentre in quella  orientale, al termine del ballatoio si apriva una porta che, come scrive il Tomarchio, “si affaccia assurdamente nel vuoto” e che, secondo lo stesso autore, poteva servire come porta d’uscita per ospiti non graditi. Il corridoio delimita la zona nord del castello costruita in muratura (a destra della cartina) da quella costituita da una serie di caverne integralmente scavate nella roccia. Al suo centro, una cisterna con tubazione di l’ultima rampa della scala intagliata nella rocciaterracotta incassata nella roccia che serviva a convogliare l’acqua piovana raccolta da tetto. Nella parte destra, l’ambiente G, ha perduto il pavimento ma l’intonaco ben rifinito, il portale d’accesso in lava pregevolmente lavorata, il volto sorridente scolpito sull’architrave e la volta con cupoletta ci rivelano la funzione “nobile” cui era destinato. L’attiguo ambiente H  era dotato di una graziosa finestra ogivale sormontata da una bella lapide marmorea che molti di noi ricordano e che é stata distrutta da sciagurati vandali in cerca di un presunto tesoro. Da questa stanza, tramite un ballatoio di legno, si doveva accedere alla torre. Dal lato opposto, invece, una caverna di forma allungata - forse abitazione preistorica – che pareti in muratura suddividono negli ambienti M, N ed O e dove troveremo una scritta in latino che evoca il diavolo ed una sorta di affresco in bianco e nero rappresentante un misterioso personaggio dalla lunga barba bianca, coperto da un mantello simile a quelli in uso nel Cinque o nel Seicento.

Riprendiamo la scala, percorriamo l’ultima rampa e ci troviamo su di un pianoro, il punto più elevato della grande roccia.

piantina 4, l’ultimo livello

Entriamo in quel che resta dell’ambiente P (piantina 4) attraverso un portale ancora in piedi e ci troviamo in quella che é stata forse la cappella del castello. Accanto ad essa, un basamento (punto Q) che é tutto quello che resta dell’altra costruzione del quarto livello. Noteremo anche un archetto in muratura sotto il quale si trova l’apertura della profonda cisterna che raccoglieva l’acqua piovana dai tetti di queste due costruzioni.

 

(Liberamente tratto da Enzo Barnabà dal volume Giuseppe Tomarchio, “Il Castello di Pietratagliata”, Editrice Il Lunario, Enna, 1992)