IL CASTELLO
DI GRESTI
Il Pianterreno
Saliamo
per la scaletta in muratura che dà sulla strada ed entriamo
in un ampio magazzino (locale S della piantina 1)
composto da due grandi vani divisi da possenti archi. Uno degli
archi é stato murato creando una separazione con i tre
vani retrostanti cui si può accedere da una porta laterale
da si apre sul muro perimetrale lungo alla stradella che conduce
alla rocca. Su due
stipiti, noteremo due iscrizioni probabilmente risalenti alla costruzione del magazzino;
quella qui riprodotta porta la data del 1709. Dopo aver visitato gli ambienti U e T della piantina
(rispettivamente, una modesta abitazione rurale e le stalle,
sicuramente costruite prima del magazzino, che presentano volte
a botte e a crociere), ci avviamo verso l'entrata del castello.
Giunti nel punto V, ci troveremo all'inizio di una stretta doppia
tortuosità che evitava che chi cercava rifugio nel castello
potesse diventare "bersaglio d'infilata" delle frecce
degli assalitori. Potremo prendere la scaletta che vediamo ed
accedere al piano superiore del magazzino in cui si trova l'abitazione
del massaro con annessa terrazza nel cui parapetto si trovano
delle feritoie che permettevano di controllare la strada.
Dopo la curva a gomito, é ormai visibile
la porta del castello (punto Z). L'ultimo tratto del sentiero,
intagliato nella roccia, é delimitato a sinistra dal muretto
che fa da parapetto al profondo burrone sottostante ed a destra
dal contrafforte roccioso che sorregge la torre. Si tratterebbe
di un accorgimento che avrebbe costretto gli attaccanti di procedere
con il fianco destro esposto alle frecce dei difensori.
Entrando
dalla porta culminante con un archetto, attraversiamo un corridoio
sotterraneo e ci troviamo in una
loggia (punto W) ricavata da un incavo naturale, da cui
potremo affacciarci sul dirupo. Penetreremo poi in una grotta
rettangolare (punto Y) scavata nell'arenaria e munita
di finestra, che é certamente stata un'abitazione preistorica
come, tra l'altro, dimostra il foro praticato nella volta (camino
o collettore di acque) che attualmente risulta tappato con la
malta. L'acqua perenne dell'urna e l'abbondanza di selvaggina
nelle fitte foreste che allora ricoprivano il territorio devono
aver attratto insediamenti umani sin dal paleolitico superiore.
(continua)
(Liberamente tratto da Enzo Barnabà dal
volume Giuseppe Tomarchio, Il Castello di Pietratagliata,
Editrice Il Lunario, Enna, 1992) |