CARRAPIPANO = LESTOFANTE?

di Enzo Barnabà

 

Tempo fa scrivevo su questo sito: “Il nome del nostro paese, percepito come buffo, alimenta da secoli pregiudizi che ci vogliono ora cretini, ora zotici, ora delinquenti e chi ne ha più ne metta” (cfr. http://www.valguarnera.com/parliamo_di/carrapipana_era.htm ). Vincenzo Rabito (Chiaramonte Gulfi 1899-1981), autore di “Terra Matta”, un’autobiografia postuma, pubblicata da Einaudi, che in questi mesi sta riscuotendo un meritato successo, arricchisce ulteriormente, e in modo inatteso, l’intreccio semantico che ruota attorno a Carrapipi. A pagina 162 del volume, Rabito (che mai ha messo piede in un’aula scolastica) scrive nella sua poco ordinaria prosa:

“Una sera, sapeva che doveva venire uno apartatore per portarece l'acqua a Chiaramonte, perché acqua potabile non ci n'era. E questo apartatore cercava operaie speratiche di mistiere, perché poi magare a questo, a Chiaramonte, ci pa­remmo tutte stubite e, per ciunta, ci paremmo tutte condadine. Io, con l'aiuto di un amico, mi l'ha fatto conoscire, a questo carrapipano, e ci ho detto se questo lavoro mi l'avesse dato a cottimo”.

Una prosa imperniata sulla trascrizione dell’orale (sembra di ascoltare, come tante volte ci è successo, un vecchio contadino narrare le vicende della propria vita) che richiede probabilmente di essere tradotta:

“Una sera sono venuto a sapere che sarebbe venuto un appaltatore per i lavori di adduzione dell’acqua a Chiaramonte dove l’acqua potabile non esisteva. Questo appaltatore cercava manodopera non pratica del mestiere perché anche a lui noi chiaramontani sembravamo tutti quanti stupidi e per giunta tutti contadini. Io, grazie all’aiuto di un amico, sono riuscito a conoscerlo questo carrapipano cui ho chiesto di concedermi quel lavoro a cottimo”.

Una nota dei curatori, Evelina Santangelo e Luca Ricci, spiega “carrapipano: furbastro”. Non “furbo”, ma il suo peggiorativo che sa di imbroglione, impostore e anche di lestofante. Un’accezione che con ogni probabilità i curatori in questione sono andati a cogliere in una frase che Rabito utilizza qualche capoverso più avanti:

“… questo disonesto incegniere non veniva maie per pacarece” (“…questo ingegnere disonesto non veniva mai a pagarci”).

Cos’altro è quest’equazione se non un improperio oltraggioso, un insulto limpidamente razzista? “Carrapipano = lestofante” non ce l’aspettavamo proprio. Non è che i lestofanti dalle nostre parti manchino, ma generalizzare in tal modo, su andiamo! Guarda un po’ l’impatto che un nome può avere sull’immaginario di una persona, se non addirittura su quello collettivo della comunità cittadina! A meno che quell’incegniere che negli anni Venti sbarcò a Chiaramonte Gulfi non fosse proprio un nostro compaesano, cosa che ci trarrebbe fuori dall’impaccio della sgradevole metafora. Ma Vincenzo Rabito è morto parecchi anni fa, come abbiamo visto, e non potrà né smentire né confermare. Altrimenti una scappata a Chiaramonte l’avremmo fatta volentieri. Senza intenzioni bellicose, tuttavia, ma per conoscere un vecchietto che, ammiccando amichevolmente al lettore, narra le proprie vicende che poi sono quelle che per decenni hanno vissuto le nostre classi popolari.

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