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Floristella, miniera di storia

A 4 chilometri da Valguarnera, sulla strada provinciale che conduce a Piazza Armerina, sorge il parco minerario Floristella- Grottacalda, uno dei posti più suggestivi dell’entroterra siciliano, costituito da 400 ettari di polmone verde al cui interno è ubicata una delle più grandi zolfare dell’isola, funzionante fino a qualche decennio addietro. Percorrendo a piedi, a cavallo o in mountain bike, le decine di stradine che si diramano all’interno del parco, è possibile visitare i resti dell’immensa miniera di Floristella, ricadente nel territorio del comune di Enna e facente parte del gruppo Valguarnera, che comprende anche le miniere di Gallizzi e Grottacalda, quest’ultima abbandonata nel 1944 quando, in seguito allo sbarco alleato, le gallerie furono allagate. La miniera di Floristella, invece, sorse agli inizi dell’800 e l’aperiatur (il permesso di apertura di nuove miniere da parte del sovrano), fu concesso l’11 aprile del 1825, ma l’estrazione dello zolfo aveva già avuto inizio ancora prima, a seguito degli effetti della scoperta fatta da <Le Blanc>,che nel 1791 brevettò il metodo per la fabbricazione della soda, basato sul trattamento con acido solforico del sale comune. Da quel momento lo zolfo siciliano entrò in quantità consistenti nei circuiti internazionali. La miniera di Floristella è fra quelle che meglio conservano il paesaggio tipico della zolfiera. All’interno del parco, infatti, sono presenti e ben visibili innumerevoli gallerie e pozzi semiverticali, da dove lo zolfo veniva abbattuto con il tradizionale sistema del piccone, per poi essere trasportato, con i cosiddetti<stirratura>, fino alle calcarelle che ancora si conservano pressoché intatte, in prossimità di pozzi e gallerie. Oltre a gallerie e pozzi semiverticali e possibile vedere anche quel che rimane di calcaroni, forni e castelletti. I ruderi della vecchia miniera, ancora oggi suscitano, per tanti degli abitanti dei paesi limitrofi al parco minerario, forti emozioni, risvegliate dai ricordi di un’epoca in cui, al fascino del passaggio da un’economia di stampo nettamente agricolo ad una di tipo industriale, si intrecciò l’amara realtà dello sfruttamento del lavoro minorile, rappresentato dai cosiddetti<carusi>, ragazzi di età compresa tra i 6 ed i 14 anni che per poche manciate di soldi, venivano venduti dalle loro famiglie ai picconieri, per poi essere utilizzati, da questi ultimi, per trasportare dalle viscere della terra, a spalla, fino in superficie, il minerale estratto. L’affascinante paesaggio del parco Floristella- Grottacalda, è dominato dalla forte e severa presenza del palazzo<Pennisi>, edificio in sobrio e lineare stile neoclassico che costruito sopra uno sperone, domina, imponente, la vallata dove è ubicato lo stabilimento minerario. Palazzo<Pennisi>, fu costruito intorno ai primi dell’800, dal barone Pennisi, nobile di Acireale, come residenza estiva della propria famiglia. Con il passare degli anni e con l’esponenziale crescita dell’attività estrattiva, il palazzo, divenne poi la sede dell’amministrazione della miniera. Nel 1991, con legge regionale, fu istituito l’Ente Parco Minerario, per la tutela e la conservazione dell’area Floristella- Grottacalda e per l’acquisizione ed il recupero del palazzo<Pennisi>,allo scopo, tra gli altri, di proteggere, difendere e conservare il paesaggio dell’area mineraria e della circostante area forestata. Purtroppo ancora oggi si attende il restauro di palazzo<Pennisi>, dove un giorno dovrebbe sorgere un museo di archeologia industriale. I progetti per il recupero dell’intera area sono pronti da tempo, e prevedono lavori per un valore di circa 9 miliardi e 700 milioni.

Arcangelo Santamaria