Francesco Lanza di scena al Musco

Sara' di scena il 24 gennaio al Musco la commedia di Francesco Lanza "Il vendicatore" interpretata da Enrico Guarneri, il Vittorino conteso, il «vendicatore» del titolo, in realtà ben poco felice di dover sedurre donna Paolina, e la traditrice Guia Jelo, ai quali si aggiunge la "cuttighiara" Olivia Spigarelli, e ancora ruffiane, mezzani e goffi investigatori, diretti da Walter Manfrè per la prima volta chiamato alla regia di uno spettacolo prodotto dallo Stabile etneo.

Francesco LanzaPuò un cornuto essere sindaco? E le corna esistono e basta o un marito è realmente tradito solo dal momento in cui viene a sapere di esserlo? Dopo essersi a lungo interrogati su tali filosofici quesiti, aver tracciato un succoso elenco di buona parte dei cornuti della storia, da Menelao in poi, affrontato pirandelliane disquisizioni, portato inconfutabili prove e dotte argomentazioni, i personaggi de «Il vendicatore» giungono ad una certezza: "becco" e sindaco sono due termini assolutamente inconciliabili. Il responso spinge donna Ninì, bella, focosa e fedifraga first lady, a vendicare l'insulto arrecato al marito - cornuto, ma primo cittadino in carica - spedendo il proprio amante, il dongiovanni di provincia Vittorino, tra le braccia della rivale, la corpulenta e invidiosa donna Paolina, moglie di un rivale politico. Così che anche il di lei marito, in quanto platealmente cornuto, non possa diventare sindaco.

«Il testo - commenta il regista Manfre' - mi è stato proposto e ne avevo già firmato un'edizione nel '90. Ma la rilettura è molto diversa, ne ho conservato solo il ritmo». Così lo scontro tra il sindaco cornuto e il rivale, la vendetta e lo smacco conclusivo, sono tradotti in scena in una girandola a perdifiato. «Più che alle prove gli attori mi dicono di andare a una polisportiva. Per loro è una prova ginnica: si cade, ci si rialza, si fanno le lotte, c'è molto movimento». Una frenesia che va al ritmo di musiche da vecchio teatro, da farsa d'altri tempi con un sapore siciliano, firmate da Pippo Russo. «Ne ho fatto un po' una cosa alla Ridolini, una farsa con tanto ritmo e voglia di giocare - prosegue il regista - con gag e situazioni tipiche del teatro comico. Una comicità costruita anche su doppi sensi e giochi di parole. Ma tutto avviene molto velocemente, invece di crogiolarsi sulla battuta gli attori si divertono a prendere in giro ciascuno il proprio personaggio».

«E' un gioco divertente condotto con scrittura agile e autoironica sul gallismo, sul'isteria, sul desiderio del potere di uomini e donne - spiega Manfrè - A differenza di Martoglio, un fotografo della realtà, Lanza riesce a prendere le distanze dal mondo che lo circonda. E le molte citazioni colte, da Pirandello a D'Annunzio, sono capovolte parodicamente. Lanza ironizza sul linguaggio, sulle situazioni, sul potere rendendo il testo una raffinata presa in giro del teatro francese, della pochade, ma anche della vita di provincia».

S.G. (fonte "La Sicilia del 17/01/02)